IL CATALOGO MESSIER


M42 - NGC 1976

NEBULOSA DI ORIONE - ORION NEBULA

 

 

Posizione A.R.05h 35m 24s - Dec. -0.5° 27'
Dimensione 66' x 60'
Distanza 1600 - 1900 a.l.
Costellazione Orione
Mag. apparente
 
 
 
 
 
La nebulosa di Orione è considerata come uno dei più begli oggetti del cielo boreale ed il migliore di nebulosa diffusa conosciuto.
Anche se già visibile ad occhio nudo nella posizione centrale dello spadino di Orione non viene menzionata da alcuno scritto dell'antichità o del medioevo.
Fu scoperto nel 1611 da Nicholas Fabri de Peiresc, anche se bisogna aspettare C. Huygens per avere la prima descrizione della grande nebulosa nel 1656.
L'astronomo annotò con cura la presenza di numerose stelle non visibili ad occhio nudo, tra queste,in particolare, ne annotò tre che sembravano sfiorarsi.
Questo gruppetto di stelle è in realtà formato da quattro astri chiamati il "Trapezio"e segnati sugli atlanti come la stella Orioni.
Era il 4 Marzo del 1769 quando Messier osservò la nebulosa includendola nel suo catalogo. E' grazie a lui che oggi abbiamo uno dei più accurati disegni di questo oggetto eseguito con un telescopio corrispondente ad un moderno 114mm focale 900.
Messier incluse la nebulosa anche se si trattava di un oggetto luminoso, come M43, M44 ed M45, e difficilmente confondibile con una cometa. Una risposta a questo mistero può essere fornita dal catalogo di Lacaille contenente 41 oggetti e pubblicato nel 1775, forse Messier aggiungendo questi oggetti volle superare il suo collega pubblicando un catalogo di 45 oggetti.
Nel 1774 W. Herschel riuscì a condensare in poche righe la vera natura di M42 scrivendo:
"Un' informe fiammeggiante foschia, il materiale caotico di futuri soli..."
M42 vanta anche il primato di essere stata la prima nebulosa ad essere fotografata. La posa fu realizzata da H. Draper nel 1880 con un rifrattore e durò 51 minuti, ben 40min in più di un'odierna posa su questo oggetto.
La sua estensione nella volta celeste equivale a 4 volte quella della Luna piena anche se durante un'osservazione visuale si può osservare soltanto una piccola parte dell'oggetto.
la zona del trapezio è formata dall'ammasso stellare più giovane che si conosca.
Hodierna fu il primo a disegnare la nebulosa e l'ammasso indicando tre delle quattro stelle principali. la A, la B e la C. La quarta stella, D, fu scoperta da Hyugens e Picard indipendentemente nel 1684.
Nei due anni successivi furono risolute le stelle E, F, G, ed H.
Studi successivi svelarono che le stelle A e b sono variabili ad eclisse del tipo Algol. A varia una magnitudine di 6,73 e 7,53in 6.53 giorni mentre B varia tra 7,95 e 8,52 in 6.47 giorni.
L'idrogeno è l'elemento principale della nebulosa, si trova sia in forma neutra che eccitata e sarebbe proprio questa seconda forma che renderebbe i gas visibili.I vari strati di idrogeno neutro ed eccitato formano dei gusci concentrici al cui centro si trova il trapezio.
Le nubi di idrogeno sono solcate da numerose bande oscure formate da polveri.
Grazie alle osservazioni effettuate a diversa lunghezza d'onda gli astronomi hanno potuto ricostruire un modello tridimensionale della nebulosa che mostra come la massima estensione dell'oggetto sia sull'asse che lo congiunge alla Terra, questo spiegherebbe come mai i vari strati di gas e polveri appaiono sovrapposti.
Anche il telescopio spaziale Hubble ha puntato il suo specchi su questa zona. La sua scoperta principale è stata quella dei dischi protoplanetari,"Proplyds" ( sistemi planetari in formazione) e della loro interazione con la radiazione emessa dall'ammasso. Infatti la radiazione sarebbe così violenta che le stelle di piccola massa non riuscirebbero a trattenere la materia necessaria per la formazione di un disco.
M42 è già osservabile ad occhio nudo e corrisponde alla debole e diffusa stella di mezzo dello spadino di Orione.
L'osservazione con un 114mm svela in pienezza lo splendore di questa nebulosa. Le quattro stelle del trapezio sono già distinguibili nella zona più luminosa che appare solcata da nubi oscure di polveri. da questa regione si dipartono le evanescenti "ali" di gas che si estendono per tutto il campo dell'oculare.
Bisogna, però, passare a strumenti di diametro superiore ai 30 cm per osservare nella sua pienezza la moltitudine di bande oscure e le differenti luminosità delle varie zone della nebulosa.
 

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