Settembre

L’aria è ora trasparente, come se nemmeno fosse lì; solo un vento leggero passa e addensa, all’orizzonte, grossi cumuli di soffici bianchissime nubi, che, un attimo dopo, disperde sfilacciandole in tenui fiocchi vaganti.

Il sole ha dimenticato il calore, è divenuto solo luce, diffusa di pallido rosa la mattina e dolcemente dorata al tramonto.

La notte è fredda quel tanto che basta perché il trovarsi sotto il cielo stellato non avvenga per caso, ma piuttosto desiderato e voluto appagamento di quella necessità interiore per cui cerchiamo un libro, una poesia o questo brillare splendido delle stelle o la calma, serena luce della Luna.

La volta stellata ora è limpida, nettamente punteggiata, tanto che sembra di poter percepire le diverse distanze degli astri, in una prospettiva impossibile per i nostri sensi. Allorché usciamo ad osservare, mentre l’occhio si assuefà all’oscurità, cerchiamo le costellazioni più evidenti e pertanto più note, quelle che fin dall’antichità guidarono i passi dell’uomo attraverso le terre ed il cielo.

A nord ovest spicca immediatamente il Grande Carro od Orsa Maggiore, disegnata dalle sette stelle che furono, un tempo, denominate anche i sette buoi “septem triones” da cui il nome di settentrione dato al cielo e alle terre del nord.

Basse sull’orizzonte alfa o Dubhe e beta o Merak “spalla” dell’Orsa, più alte. Ugualmente appaiate, gamma o Phad “coscia” dell’Orsa e delta o Megrez “origine della coda”. Da qui, infatti, si diparte la linea curva della coda con le stelle epsilon o Alioth, zeta o Mizar, eta o Alkaid. Seguendo questo allineamento incontreremo, bassa sull’orizzonte occidentale, Arturo, la stella più luminosa della costellazione del Bifolco, ora al tramonto.

Ritornando alle due stelle alfa e beta dell’Orsa, ne misureremo con lo sguardo la distanza che è di circa 5°. Seguendo l’allineamento beta-alfa, allontanandoci circa cinque volte tanto troveremo la Polare, l’unica stella che appare immobile, mentre l’intera volta stellata le ruota incessantemente intorno.

 E’ una stella  piuttosto fioca e lontana dall’idea che molti hanno considerandone l’importanza del punto di riferimento.

Da qui si diparte con forma simile e posizione inversa al Grande Carro, l’allineamento delle stelle del Piccolo Carro o Orsa Minore.

Di queste hanno rilievo solo la gamma e la beta o Kocab.

Ancora voltati verso nord, guardiamo verso oriente incontro alla bella Cassiopea e a Perseo che stanno alzandosi.

Intanto, proprio sopra di noi allo zenith, l’inconfondibile luce azzurra di Vega, alfa della Lira, a cui è facile associare Deneb alfa del Cigno e Altair, alfa dell’Aquila, disposte a formare i vertici di un triangolo.

Col trascorrere del tempo, il nostro occhio coglie ora anche le luci più deboli che si vanno via via accendendo; diviene così  evidente il lungo serpeggiante Drago, che si snoda tra le due Orse, portandosi alto verso lo zenith, con il piccolo pentagono irregolare di stelle che ne indica la testa, in cui fiammeggia l’occhio con la stella gamma.

Tra il Drago e Cassiopea, grande, ma insignificante Cefeo. Tra Vega ed Arturo, la Corona Boreale ed Ercole.

Nella curva della coda dell’Orsa, le due stelle dei Cani da Caccia.

Verso meridione, dalla parte orientale, appena sorta, splende Fomalhaut, alfa del Pesce Australe e verso occidente, prima di scomparire rosseggia Antares, alfa dello Scorpione. Sotto il pallido Ofiuco, il bellissimo Sagittario.

La notte si è inoltrata, ad oriente si sono  alzati Pegaso con Andromeda.

Il meridiano scende dalla Polare, passando tra le stelle ro ed epsilon nel tortuoso collo del Drago, prosegue quindi, sfiorando a nord ovest la eta nella gran croce del Cigno e supera, ad est,  la teta dell’Aquila, per tagliare l’equatore celeste ad est di Al Giedi e Dabih, alfa e beta della costellazione del Capricorno.

 

[Alfabeto greco]-[Cittadella di Scienze della Natura ]-[Osservatorio Astronomico]