L'EVENTO DELL'ANNO:

THE YEAR EVENT:

11 AGOSTO 1999:


L'ULTIMA ECLISSE TOTALE DEL SECOLO, VISIBILE IN EUROPA
11th August 1999: the last total eclipse of the century, that may be seen in the central Europe



LE NOSTRE OSSERVAZIONI:


IL CAMPO BASE A DIETERSHEIM

  • COORDINATE:
    Latitudine: 48°15'46" Nord
    Longitudine: 011°40'23" Est

I partecipanti: Federico Bellini, Chiara Cattaneo, Sarah Cavalli, Mauro del Romano,
Roberto Marroni, Mattia Munari, Paolo Valisa.



I PREPARATIVI

Il fisico Paolo Valisa e il fotografo Federico Bellini mettono a punto gli strumenti sulla terrazza dell'Osservatorio prima della partenza.
L'informatico Roberto Marroni e il fotografo Federico Bellini completano i collegamenti per la messa in rete internet delle immagini riprese mediante CCD. Sarah Cavalli, in primo piano, provvede all'inventario delle attrezzature.



LE OPERAZIONI PREVISTE:

  • Foto di dettaglio delle fasi dell'eclisse mediante camera applicata al fuoco diretto di un riflettore da 200 mm di diametro e 2000 mm di focale e di un Celestron 90mm di diametro e 1000mm di focale.
  • Camera CCD Starlight Xpress MX5 collegata a teleobiettivo 150mm per la ripresa e la messa in rete Internet in diretta delle fasi dell'eclisse mediante un computer portatile e un cellulare GSM collegato ad apposito modem.
  • Acquisizione dei parametri meteorologici prima durante e dopo l'eclisse mediante stazione meteorologica elettronica portatile con acquisizione ogni minuto.
  • Camera fotografica dotata di obiettivo grand'angolo per la ripresa multipla dell'evoluzione del fenomeno.
  • Camera fotografica dotata di teleobiettivo da 400mm per fotografie della corona solare.

IL CAMPO BASE: DIETERSHEIM, piccolo villaggio, a pochi km da Monaco.

Ore 5 AM del 9 Agosto 1999 - foto ricordo del gruppo con il prof. Furia prima della partenza.
Ore 8 AM dell'11 Agosto 1999 - installazione delle attrezzature e predisposizione dei collegamenti elettrici ed elettronici
I due informatici Roberto Marroni e Mattia Munari controllano i collegamenti internet
Chiara Cattaneo dispone lo strumento per le osservazioni visuali. A terra il grande telo per l'osservazione delle "ombre volanti"
Federico Bellini controlla la messa in meridiano del riflettore da 20 cm per le foto di dettaglio
Sarah Cavalli collega i sensori elettronici per i parametri meteorologici, con la centralina automatica di acquisizione





CRONACA DEGLI AVVENIMENTI di Chiara Cattaneo

    Alle 3 del mattino, due ore prima dell'alba, il cielo si presentava stellato e limpido.

    Fiduciosi, Federico e Roberto si recano sul campo scelto per il posizionamento degli strumenti, per montare e mettere in meridiano il telescopio riflettore da 200 mm e per cominciare ad installare le altre apparecchiature.
    Alle 6 suona la sveglia per Sarah e me: dopo una breve colazione ci dirigiamo verso la postazione per dare il cambio a Federico e Roberto. Il cielo è coperto, c'è un vento da nord-nord-ovest che intirizzisce.

    Federico e Roberto ci lasciano, dopo 4 ore di permanenza su un prato umido e freddo, per andare a far colazione.
    La situazione meteo non cambia: continui passaggi nuvolosi da ovest. Del resto le immagini meteosat scaricate alle 6 non lasciano spazio ai dubbi: sulla testa abbiamo uno strato denso di nubi, talvolta minacciosamente nere, che lasciano ben poche speranze.
    Tuttavia, lo sguardo è sempre fisso sugli orizzonti, nell'attesa di una striscia di azzurro.
    Passano veloci i minuti.

    Arrivano anche tutti gli altri. Il campo base comincia a prendere la sua forma definitiva.

    Paolo e Mauro decidono di spostarsi qualche chilometro più in là, in modo da poter avre due postazioni dislocate in punti diversi, per aumentare le probabilità di vedere qualcosa.
    Si avvicina l'ora dell'inizio dell'eclisse, poco prima del primo contatto, stimiamo una copertura di 6/8.
    Fortunatemente c'è un "buco" di sereno proprio sul Sole.

    Alle 11.15 ci mettiamo definitivamente ai nostri posti: non stacco l'occhio dal rifrattore da 60 mm per cercare di cogliere l'attimo del contatto. In mano ho l'orologio con segnale orario che scandisce i secondi.

    Inizio della serie di riprese con la CCD ed immesse in rete internet fino alle ore 11.20, fino alla rapida copertura del cielo e all'interruzione dovuta alla pioggia. (Immagine ruotata di 180°).
    Riprese ed elaborazioni di Roberto Marroni e Mauro del Romano

    Alle 11.16.18 intravvedo appena appena nell'oculare il Sole intaccato dalla Luna: grido "contatto".

    Ha inizio l'evento che tanto attendevamo e per il quale tanto ci siamo preparati.

    La tensione si taglia col coltello. Siamo tutti concentrati ai nostri posti, ma si respira un'aria di euforia: il primo contatto l'abbiamo acchiappato!

    Pochi minuti dopo il primo contatto il cielo comincia a coprirsi di nuovo, cumuli giganteschi ci sovrastano, l'entusiasmo di noi tutti subisce un piccolo arresto; in ogni caso la totalità è ancora lontana.
    Passano i minuti, e le nuvole aumentano sempre più. Già alle 11.25 siamo immersi in una spessa coltre che non ci lascia nemmeno immaginare dove si trovi il Sole.
    Verso le 11.44 comincia a piovere, dapprima fine fine, poi a goccioloni sempre più grossi. Senza che nessuno dica niente cominciamo a coprire gli strumenti con magliette, cellophanes, e k-way, ma ci accorgiamo ben presto che la pioggia si intensifica sempre più, cominciando a diventare veramente pericolosa per le apparecchiature.

    Velocissimi, smontiamo quasi tutto disponendo gli strumenti in ordine sparso sulla macchina di Roberto. Guardo il telo che avevo steso per le ombre volanti, ormai zuppo, e guardo le espressioni sconsolate degli altri, e comincio a preoccuparmi seriamente. Le possibilità di vedere la tanto agognata totalità si fanno sempre più remote.

    Alle 11.59 smette di piovere, siamo tutti fradici, i capelli mi colano acqua nella schiena, in compenso gli strumenti sono salvi. Tira un aria fresca, che a noi, tutti bagnati, sembra gelida.
    Il Sole fa capolino dalle nuvole, ritiriamo fuori quel che si può, sempre con uno sguardo preoccupato ai nuvoloni neri.
    Dal rifrattore mi accorgo che l'eclisse è già molto avanti, la Luna ha appena occultato i tre grossi gruppi di macchie posizionati quasi al centro, in basso.
    La luminosità diminuisce, anche se ce ne accorgiamo poco perchè il cielo rimane nella maggior parte di colore grigio scuro.
    Gli uccellini intorno a noi non smettono di cantare, ignari di quello che sta per succedere. Alle 12.09 le nuvole, che prima si trovavano all'orizzonte, si fanno sempre più avanti e in un batter d'occhio siamo di nuovo sotto la spessa coltre.
    Il morale è a terra, solo un immenso buco di azzurro nel grigio più totale ci permetterà di vedere la totalità.

    Il pensiero corre in continuazione a Campo dei Fiori, alle attività che si stanno svolgendo là, e pensiamo con rammarico che i risultati che potremo ottenere saranno pochi. Alle 12.24 la tensione è al massimo; gli uccelli smettono di cantare, il cielo si fa più buio. Una distesa infinita di nuvole ci è davanti.

    Mancano ormai 13 minuti all'inizio, è chiaro che dalla nostra postazione non vedremo niente.

    Decidiamo che qualcuno di noi si deve spostare per tentare di vedere qualcosa. La scelta cade su di me e Sarah.
    Non ce lo facciamo ripetere due volte, saliamo in macchina, usciamo dal campo, arriviamo sulla strada principale. Sono le 12.29.

    Imbocchiamo una direzione qualsiasi della statale, alla ricerca di un buco di sereno. Sarah guida, e io scandisco i minuti: meno 6, meno 5... intanto cerco di vedere dov'è il Sole, ma non vedo niente... incito Sarah
    ad andare più veloce: più in là si vede un buco di sereno....

    Ai lati della strada ci sono parecchi automobilisti fermi con in mano occhialini, macchine fotogrfiche, telescopi. Non ho tempo di soffermare lo sguardo su di loro; cerco disperatamente un buco nel cielo.
    Mancano 2 minuti.
    Ad un certo punto scorgo il Sole, è una falce piccolissima, è in parte ancora nelle nubi, ma poco più in là la situazione sembra peggiore.

    Urlo a Sarah:fermati! La macchina si blocca di colpo, ormai manca meno di un minuto, scendiamo, apriamo il bagagliaio, tiriamo giù la videocamera con il cavalletto (che dovevamo utilizzare per le ombre volanti) e la mia macchina fotografica, usata fino a poco tempo prima per le foto del gruppo al lavoro.
    Corriamo nel prato senza chiudere la macchina. Posiziono il cavalletto e punto il Sole con la videocamera, mentre Sarah comincia a scattare foto con la macchina fotografica.
    Il cielo diventa nero di colpo. Mi tremano le gambe e le mani, in parte perchè sono tutta bagnata, nella maggior parte per l'emozione.
    Anche Sarah trema.

    Ci guardiamo un attimo e scopriamo che entrambe stiamo piangendo; mi sembra di non capire più niente, la mente è offuscata dallo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi. Tra le nubi, in condizioni non certo ottimali, il Sole, nero; attorno a lui splendidamente visibile, la cromosfera, rossa, tempestata di protuberanze, e dietro, nascosta dalle nuvole, si intravvede a tratti la corona.

    Mi guardo intorno: il paesaggio è spettrale, la gente ammutolita, solo due ragazze ci guardano sorridenti, probabilmente rappresentiamo uno spettacolo alquanto buffo: tutte bagnate, piangenti e con continue esclamazioni di stupore.
    E' bellissimo, qualcosa di incredibilmente affascinante e allo stesso tempo paurosamente strano.

    Le protuberanze, così rosse, mi impressionano fortemente. Cerco di vedere la corona, ma è nascosta.
    Mi sembra tuttavia di scorgerne la maestosità. Intanto tengo sotto controllo la telecamera, che continua il suo lavoro.

    Almeno potessimo portare a casa un bel filmato! Ma le nuvole, incuranti degli sguardi mai sazi di tutti noi, riprendono il loro cammino. Riusciamo con fatica a scorgere il terzo contatto.

    Subito dopo è luce. Dal buio più totale ad una luce che ci sembra accecante. Spengo la telecamera. E' come se fosse finito tutto, mi sento le gambe molli come dopo una lunga corsa.
    Saliamo in macchina, e facendo la strada a ritroso, ci accorgiamo che è come se non l'avessimo mai percorsa.
    Ridiamo e piangiamo allo stesso tempo, conscie di aver assistito a qualcosa di eccezionale.

    Ora penso di capire cosa provavano i popoli dell'antichità vedendo questo fenomeno, e mi appare giustificatissima la loro paura di fronte al Sole nero: una certa inquietudine l'ho provata anch'io!
    Ritorniamo alla base. Come previsto i nostri compagni non hanno visto niente, sono solo stati avvolti dalle tenebre. Ci abbracciamo, felici di aver potuto fare delle foto e riprendere delle immagini.
    Sperando di aver combinato qualcosa di buono, ci rimettiamo al lavoro, sempre cercando il Sole tra le nuvole.
    Finalmente arrivano le 14.01.13. Dai nostri strumenti vediamo la Luna allontanarsi per sempre. E' finita, almeno fino alla prossima eclisse...

    Prima di poter riuscire a mettere gli strumenti in macchina, ricomincia a piovere a dirotto, rendendoci difficile anche quest'ultima operazione. Ritorniamo in albergo di nuovo fradici e infreddoliti.

    Scopriamo che Paolo e Mauro, dalla loro postazione "distaccata" hanno visto 30 secondi di totalità e questo ci fa sentire meglio.
    Vorrei che tutti avessero potuto vederla totalmente, vorrei io stessa aver potuto vederla meglio, con la corona...ma non è stato possibile. La delusione ci infonde un desiderio ancora maggiore di osservarne un'altra, e ci sentiamo più agguerriti che mai: gli strumenti, l'organizzazione, le persone sono state testate sul campo, ed ora conosciamo le nostre potenzialità.

    Alla prossima, dunque.





    FOTOGRAFIE DELLA FASE INIZIALE E FINALE DELL'ECLISSE





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