Osservazione delle comete

di Fabio Pizzolato

Sfruttiamo ora tutte le nozioni acquisite per aiutarci ad osservare le comete. Si tratta di un tipo di osservazione astronomica che in genere non richiede mezzi sofisticati, ma presuppone una buona conoscenza del cielo, una pazienza certosina, un po’ di esperienza e una certa dose di fortuna (che non guasta mai).
Per osservazione di comete possiamo intendere due cose: il ritrovamento in cielo di comete conosciute, oppure la ricerca di comete nuove. Quest'ultimo aspetto richiede un impegno abbastanza oneroso di tempo e non garantisce risultati nell'immediato.
La prima idea da fissarsi bene in mente quando si intraprende questa attività è quella di non aspettarsi oggetti particolarmente luminosi e spettacolari, per tre buoni motivi. In primo luogo le comete veramente brillanti sono una netta minoranza: fantastici oggetti come le recenti Hale-Bopp (1997) o McNaught (2006) sono l’eccezione e non la regola. Ogni anno oltre un centinaio di comete si rendono visibili, ma la stragrande maggioranza non raggiunge la soglia di visibilità ad occhio nudo. In secondo luogo, le immagini delle comete che ci sono familiari sono ottenute con telescopi e tecniche fotografiche, prima con la pellicola ed ora con i sensori CCD. Infine, la luminosità e lo sviluppo della coda massimi si hanno solo in prossimità del Sole e delle Terra: spesso però ci troviamo ad osservare comete che non soddisfano alcuna di queste condizioni.
La scoperta di nuove comete richiede un impegno assiduo, quantificabile in centinaia di ore di osservazione l’anno, sia alla sera che al mattino prima dell’alba. Se si ha l’intenzione di scoprire una nuova cometa si scandagliano metodicamente alcune zone del cielo, evitando quelle troppo "battute", come la fascia dell’eclittica o le zone ricche di galassie, rispettivamente territori di caccia degli cercatori di pianetini e di supernovae extragalattiche. Per la ricerca sistematica di nuove comete si possono usare due metodi: quello visuale e quello fotografico. Il primo metodo permette di esplorare rapidamente vaste zone di cielo, mentre il secondo permette di arrivare a magnitudini limite più basse. Gli strumenti utilizzati dai cacciatori di comete sono generalmente grossi binocoli (ad esempio 20x80 o 20x125), piccoli telescopi (con aperture di 150-200 mm) accoppiati con oculari che forniscono bassi ingrandimenti oppure obiettivi fotografici da 200mm e sensore digitale.
Non tutte le zone del cielo sono ugualmente promettenti per la scoperta di nuove comete. Le migliori sono quelle dove le comete sono brillanti, ossia in prossimità del Sole. Le ore che seguono il tramonto o precedono l’alba sono quindi le più indicate per la ricerca. Le seconde sono meglio delle prime: al mattino in genere la concorrenza è meno spietata che alla sera, ma esiste un ragione più profonda, dovuta al maggior numero di comete con moto retrogrado che diretto. Alla sera le comete in moto diretto tendono (prospetticamente) ad allontanarsi dal Sole, mentre quelle retrograde vi si avvicinano. Al mattino, viceversa, le comete in moto diretto si avvicinano al Sole, mentre quelle retrograde se ne allontanano.
Un attimo di riflessione mostra come le comete in avvicinamento apparente al Sole vengano a trovarsi in condizioni sempre più sfavorevoli per l’osservazione, a causa della luce del crepuscolo: l’inverso deve valere per le comete in allontanamento. Poiché esistono più comete retrograde che dirette, ne segue che al mattino ci sono più comete in posizione favorevole all’osservazione che non alla sera.
Se capita la fortuna di scoprire una nuova cometa è necessario contattare al più presto un osservatorio professionale, che la notte successiva confermi la scoperta (spesso un oggetto celeste come una debole nebulosa, non riportato sulla nostra carta, può trarci in inganno).
Se la scoperta è reale, viene comunicata all’Unione Astronomica Internazionale, che assegna alla cometa il nome dello scopritore (o degli scopritori, fino a tre, se questi la trovano contemporaneamente).

COME SI ASSEGNANO I NOMI ALLE COMETE

Alla cometa viene assegnata una sigla formata da una lettera, (P o C), dall’anno, da una lettera dell’alfabeto e da un numero. La lettera C indica che la cometa è di nuova scoperta, cioè non periodica o con un periodo lungo (superiore a 200 anni). La P indica che la cometa è di breve periodo (sotto i 200 anni). L’anno della sigla è evidentemente quello della scoperta. La lettera indica il periodo dell’anno della scoperta. La A indica che la cometa è stata scoperta nella prima metà di gennaio, la B nella seconda metà, la C nella prima metà di febbraio, e così via (la lettera I non viene utilizzata). Il numero finale è l’ordine di scoperta nella quindicina (1 prima, 2 seconda, ecc.): ad esempio la cometa Hale-Bopp C/1995 O1 è la prima cometa scoperta nella seconda metà di luglio del 1995, dai signori Alan Hale e Thomas Bopp.

TECNICHE DI OSSERVAZIONE

Mentre la ricerca di nuove comete rappresenta un impegno gravoso, l’osservazione di comete già note è un obiettivo decisamente più alla portata di mano.
Evidentemente vale la pena mettersi al lavoro solo su comete raggiungibili dal nostro strumento, quindi ad esempio non tenteremo mai di osservare una cometa di 14a magnitudine con un binocolo. Bisogna poi scegliere lo strumento con cui effettuare le osservazioni. Non occorrono strumenti particolarmente sofisticati e costosi: in generale basta un buon binocolo, meglio se montato su un treppiede per aumentarne la stabilità. Il binocolo permette di esaminare vaste zone di cielo piuttosto velocemente, senza presentare le complicazioni che si incontrano manovrando uno strumento più grande. Ovviamente anche un piccolo telescopio può andare bene, ma per il suo uso è necessario acquisire preventivamente una certa esperienza osservando oggetti celesti più semplici (galassie, nebulose). L’ultima fase della preparazione dell’osservazione consiste nell’individuare la posizione della cometa nella volta celeste.
E’ opportuno preparare con cura questo lavoro prima di iniziare l’osservazione vera e propria. Per poterlo fare si consultano su un’effemeride le coordinate equatoriali della cometa, che è necessario indicare su di un atlante celeste; è buona norma memorizzare bene la posizione della cometa e delle stelle circostanti per non dover consultare troppo frequentemente le carte celesti nel corso dell’osservazione.
Dopo la preparazione dell’osservazione, siamo quasi pronti per incominciare. Prima è indispensabile trovare un luogo molto buio, lontano da qualunque fonte di luce artificiale (lampioni, fari di auto,...). Purtroppo è sempre più difficile, specialmente dalle nostre parti, trovare dei luoghi adatti. La corsa sempre più assurda e dispendiosa a riempire di luminarie inutili perfino gli angoli più remoti sta uccidendo la poesia del cielo stellato, anche se poche persone sembrano curarsene...
Individuato anche il posto, per eventuali necessità è utile avere a portata una lampadina schermata di rosso, per non disturbare l’adattamento dell’occhio al buio. Con il binocolo si spazza tutta la zona di cielo in cui si trova la cometa, senza disperdersi troppo perché questo strumento ha un campo abbastanza ampio. E’ buona norma tenere fisso il binocolo sulla zona della cometa e cercarla nell’oculare soprattutto con la coda dell’occhio. In questa zona infatti l’occhio è ricco di bastoncelli (gli elementi sensibili alla luce notturna), quindi ha una maggiore capacità di rivelare oggetti deboli. Una volta individuata la cometa, la si osserva: ciò significa che è necessario prestare una particolare attenzione all’immagine che si ha davanti, curando i dettagli senza perdere di vista la visione d’insieme. Non è affatto infrequente che una osservazione di questo tipo, con strumenti modesti, sia paragonabile (se non superiore) ad una osservazione fotografica effettuata con tecniche più sofisticate.
Un tipo di osservazione non difficile è la stima della magnitudine della cometa, che si effettua per confronto con le stelle vicine. Si sfuocano le stelle (puntiformi) finché non raggiungono le dimensioni apparenti della testa della cometa, quindi si individua una stella più luminosa e una meno luminosa della cometa. Conoscendo le loro magnitudini visuali (riportate sugli atlanti), si può determinare la magnitudine apparente della cometa stessa.
Nelle osservazioni visuali è importante fissare quanto si è visto con un disegno. Non è questa la sede di approfondire nei dettagli le tecniche e le modalità di esecuzione di questi grafici, ma è possibile tratteggiarne le linee generali. Il disegno dev’essere eseguito a ritocchi successivi; bisogna essere accurati, ma senza eccedere nel tempo di esecuzione o nella ricerca di dettagli inutili. La capacità di produrre buoni disegni si acquisisce con una certa esperienza, quindi non è il caso di scoraggiarsi di fronte ai primi risultati deludenti. Il diagramma va poi orientato, indicando le direzioni dei punti cardinali e possibilmente del Sole, e sarebbe buona norma inserire una scala (in cui si indica a quanti millimetri sul foglio corrisponde un grado di cielo).
Il disegno, per poter essere utile, va inserito in un verbale di osservazione, nel quale si devono annotare con cura l’ora e il giorno dell’osservazione, il nome dell’oggetto osservato, le condizioni meteorologiche (presenza o meno di foschia, vento, stato di turbolenza del cielo...), la eventuale presenza di luci di disturbo (luna, fanali di auto, lampioni,...), le caratteristiche dello strumento e il nome dell’osservatore. Infine vanno aggiunti dei commenti all’immagine osservata: le caratteristiche della chioma (se è condensata o diffusa), la presenza eventuale della coda e la sua lunghezza apparente (in gradi), e quant’altro possa apparire utile. Questi brevi cenni denotano quale sia la differenza fra osservare e vedere una cometa.
Con questo non vorrei avere scoraggiato qualcuno: l’osservazione e la ricerca delle comete è entusiasmante, e vi invito a provarla: posso garantirvi che ne vale la pena. Non esistono sensazioni paragonabili a ciò che si prova in compagnia di sé stessi e del cielo stellato, alla ricerca di qualcosa. I tempi sono cambiati, e forse oggi non vediamo più nelle comete le tremende ambasciatrici del nostro destino che tanto sconcertavano gli antichi, ma il fascino di queste eteree visitatrici del cosmo è sempre inalterabile.


 
 
 
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